Gli indici azionari, il greggio, l’USD e i rendimenti dei titoli di Stato sono tutti più deboli. L’indice composito di Shanghai ha perso il 5,22% e il Nikkei il 3,89%. Si tratta di vendite indiscriminate, non della solita operatività dettata dall’avversione al rischio. Forse il segnale più chiaro dell’avversione al rischio è la flessione dell’USD/JPY, che di recente si era riallineato con i differenziali fra i tassi d’interesse ma ora si è svincolato di nuovo.
Probabilmente la causa è da attribuire alle aspettative di maggiore inflazione negli USA che, insieme alla forte crescita, spingeranno più in alto il corso dei tassi d’interesse della Fed. Il tasso sui fondi federali rimane sottovalutato rispetto alle proiezioni dei banchieri centrali (“dots”). Il riprezzamento della curva dei rendimenti USA fa temere a chi investe in borsa che le proiezioni e le azioni non continuino a muoversi parallelamente come al solito. E non aiutano le dichiarazioni del presidente USA Trump, che ha incolpato la Fed delle vendite. Trump ha detto ai giornalisti che “la Fed sta compiendo un errore”, dopo che i mercati avevano registrato il calo più marcato da più di sette mesi. “Credo che la Fed abbia perso la testa”. Per i mercati è sottinteso che una banca centrale indipendente è cruciale per la stabilità generale del mercato.